diossina

La diossina è una sostanza tristemente nota per l’estrema tossicità e distribuzione persistente, capillare e ubiquitaria nell’ambiente.

Nella sua formula molecolare si riconoscono due anelli benzenici uniti da altrettanti atomi di ossigeno e coniugati in varie posizioni con molecole di cloro. La diossina fa parte di una più ampia famiglia di composti chimici strettamente accumunati per caratteristiche e tossicità – le diossine e i furani – che pur causando effetti dannosi similari, presentano un diverso grado di tossicità.

Avvelenamento acuto e cronico

Nel linguaggio comune, quando si parla semplicemente di diossina si fa in genere riferimento alla TCDD (2,3,7,8 tetracloro-dibenzo-diossina), la più tossica tra tutte le sostanze appartenenti all’omonima categoria e conosciuta anche come diossina di Seveso (in riferimento al disastro avvenuto nell’omonima città nel lontano 1976). Nel Luglio di quell’anno in seguito ad un incidente occorso in un impianto deputato alla produzione di diserbanti, si liberarono ingenti quantità di diossina, con gravissime ripercussioni sulla salute degli abitanti delle zone limitrofe. La diossina è infatti cancerogena e come tale, a concentrazioni opportune, può provocare diversi tumori – in particolare linfomi, cancro al fegato e alla mammella – malattie della tiroide, endometriosi, diabete e danni al sistema immunitario, emopoietico e riproduttivo.

Un’altra manifestazione tipica dell’intossicazione acuta da diossina è la cloracne, simile all’acne giovanile, si manifesta in qualunque parte del corpo e a qualsiasi età in seguito all’esposizione massiccia al tossico.

La pericolosità della diossina è stata confermata non solo dalle indagini medico-scientifiche ma anche dall’osservazione diretta delle ripercussioni sulla salute degli abitanti di Seveso e dei villaggi vietnamiti colpiti dall’agente Orange, un defogliante estremamente potente contenente diossina e utilizzato dagli Americani nel conflitto del 1964-1975.

Bioaccumulo

La pericolosità della diossina è accresciuta dalla lunga persistenza negli ecosistemi; trasportata dalle correnti atmosferiche, in virtù della sua volatilità, ricade in zone anche molto distanti da quella di origine, contaminando l’acqua ed il terreno, per poi passare nell’alimentazione animale e da qui all’uomo.

Nell’organismo, essendo liposolubile, la diossina si concentra e accumula nel tessuto adiposo; per l’uomo l’emivita varia da 7 ad 11 anni (questo arco di tempo è necessario per “smaltire” il 50% della dose accumulata).

I fenomeni del biaccumulo, della contaminazione su scala mondiale e dell’eliminazione attraverso il latte materno, suggeriscono anche una possibile e preoccupante possibilità di danno trans-generazionale; il pericolo, quindi, potrebbe essere concreto anche a dosi molto più basse rispetto a quelle ritenute cancerogene o comunque pericolose per la salute.

In ogni caso, si tratta di un pericolo probabilmente non così grave nel breve periodo (sicuramente inferiore rispetto agli allarmismi sollevati periodicamente dai media), ma che non dobbiamo assolutamente trascurare per tutelare il nostro futuro e quello dei nostri figli

Produzione e Inquinamento

Diossina ed analoghi non rivestono alcuna utilità pratica; come tali non vengono prodotti intenzionalmente, ma si formano durante una serie di reazioni chimiche. Sono ad esempio prodotti come impurità indesiderate durante processi industriali di combustione in ambiente clorato, quali fonderie, sbiancatura della pasta per carta, combustione di oli usati, riscaldamento domestico e traffico stradale.

Tra i più importanti produttori di diossine vi sono gli inceneritori di rifiuti, in particolar modo quando bruciano residui plastici come il PVC ed altri composti clorati. Molto dipende comunque dalle tecnologie adottate ed in questi ultimi anni la liberazione di diossina dagli inceneritori è stata notevolmente ridotta, almeno nei Paesi che hanno adottato misure adeguate in merito.

Nonostante ciò, il problema torna periodicamente ad allarmare i consumatori e il personale preposto al controllo delle derrate alimentari, a causa degli scoop mediatici e delle rigorose misure adottate in materia dall’Unione europea, che ha fissato i tassi massimi consentiti di diossina sia nell’alimentazione umana che in quella animale.

prodotti alimentari più esposti al rischio diossina sono le parti grasse (in particolare il burro ed i pesci grassi, come quello azzurro e il salmone), il latte e i suoi derivati; un ruolo importante è ricoperto dal posizionamento nella catena alimentare dell’animale e dal grado di contaminazione delle aree preposte al suo allevamento.

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