Presentato pochi giorni fa, il piano prevede un’attenta pianificazione dei cantieri aperti e delle zone più a rischio oltre a fondi misti italiani ed europei.
Per la prima volta l’Italia ha un Piano nazionale per la riduzione del rischio frane e alluvioni. E per la prima volta è stata strutturata una pianificazione non in emergenza, ma ordinata e ordinaria di opere e interventi necessari e non rinviabili, nonché un piano finanziario con risorse vere e un monitoraggio che permette a qualsiasi cittadino di ‘visitare’ i cantieri. “Il contrasto al dissesto per noi – ha spiegato Erasmo D’Angelis, coordinatore Italiasicura – significa prevenzione strutturale realizzata 365 giorni l’anno, e l’Italia può concludere, nell’arco di poco più di un decennio, la gran parte degli interventi previsti, correndo sulle progettazioni per colmare un ritardo impressionante per quasi il 90 per cento delle opere grazie all’attivazione del primo Fondo Progetti rotativo con 100 milioni da parte del Ministero dell’Ambiente, una novità assoluta per stimolare investimenti per la massima sicurezza di circa 7 milioni di italiani che vivono nell’11 per cento del territorio nazionale a rischio inondazioni e frane.”
Per la prima volta l’Italia, infatti, sarà finalmente dotata di un piano nazionale di opere e interventi e di un piano finanziario per la riduzione del rischio idrogeologico. Dopo decenni di annunci e promesse, la mappa dei cantieri e del fabbisogno finanziario è stata presentata il 10 maggio 2017 a palazzo Chigi dalla Sottosegretaria Maria Elena Boschi, dal Ministro dell’ambiente Gianluca Galletti, da Erasmo D’Angelis coordinatore della struttura di missione Italiasicura, e Mauro Grassi direttore di Italiasicura.
“Abbiamo un serio piano finanziario al 2023 – ha proseguito il direttore Mauro Grassi –, con risorse vere che ammontano esattamente a 12 miliardi 442 milioni da fondi europei e sviluppo e coesione, ordinari e recuperati da Italiasicura dopo una verifica con i Comuni, le Regioni e le ex Province sulla programmazione 2000-2014. È stata decisiva l’azione di semplificazione della governance e delle procedure ed è meglio spendere in prevenzione che riparare in emergenza danni per 3,5 miliardi l’anno come accade dal dopoguerra.”
Il fabbisogno complessivo delle opere ammonta a 11.108 cantieri, di cui 1.340 con lavori in corso, per un fabbisogno finanziario complessivo di circa 29 miliardi di euro, di cui 12.9 già programmati tra fondi europei, nazionali e regionali. Alcuni piani, come quello per le aree metropolitane, vedono aperti grandi cantieri tra Genova, Milano, Firenze e in diverse altre regioni. La struttura di missione ha, quindi, svolto un’azione di recupero dei fondi stanziati contro il dissesto idrogeologico e non spesi negli anni 2000-2014: si tratta di un “tesoretto” da 2.2 miliardi, oggi trasformati quasi tutti in cantieri.